Teoria sulla lettura Prima puntata: Un viaggio inaspettato

Credo sia capitato a tutti di entrare in libreria e di non avere la minima idea di che genere di libro acquistare. Un romanzo storico? Un Thriller? Vaghiamo in questo luogo leggendo le varie descrizioni e le trame dei testi che ci vengono sotto mano alla ricerca di qualcosa d’interessante che proprio non ne vuol sapere di stuzzicare il nostro interesse. Quindi, rassegnati, siamo pronti ad abbandonare la libreria a mani vuote quando… “Ehi aspetta un attimo!”… Eccolo lì, fa la sua entrata in scena, come una star di Hollywood, il testo che ci terrà compagnia per qualche tempo. È bastato uno sguardo distratto verso di lui per farci dire “ok lo prendo!”. Nonostante in molti casi il titolo non dia nessuna indicazione sul testo contenuto al suo interno, o risulti addirittura fuorviante, siamo completamente sicuri della nostra scelta. Ci siamo mai chiesti da dove nasce questo interesse innato che ci indica quale è il testo giusto? Che sia contenuto all’interno del titolo un anagramma nascosto capace di risvegliare il nostro interesse nonché il nostro inconscio? Sarà forse quel particolare uso dei colori della copertina ad attrarci? Qualunque sia la risposta a noi non sembra interessare, abbiamo trovato il nostro Graal, adesso la vita è meravigliosa. Tornati a casa sistemiamo con cura il libro sul comodino impazienti di vivere le vicende dei suoi protagonisti. Quando la nostra faticosa giornata giunge al termine possiamo finalmente concederci il meritato relax. Seduti comodamente sul divano e armati del nostro nuovo amico iniziamo il viaggio che ci condurrà verso luoghi sconosciuti dove incontreremo estranei che impareremo a chiamare amici… O forse non è proprio così che va. Assurdo, quei personaggi, quegli avvenimenti, queste sensazioni mi ricordano qualcun. Ebbene sì, più che essere entrati all’interno di un mondo nuovo sembra di ritrovarci proiettati all’interno del nostro (quasi) quotidiano. Le vicende che vedono impegnato il protagonista, o uno dei personaggi presenti, sembrano avere la stessa trama di alcuni avvenimenti, sensazioni ed esperienze, direttamente a noi accaduti. Il protagonista stesso sembra aver preso in prestito la nostra vita, condividendo con noi ansie, paure e anche gioie. Questo tipo di similitudine ci lascia sbalorditi per qualche istante, giusto il tempo di far emergere quella razionalità in grado di spegnere il nostro entusiasmo, allo stesso modo in cui un interruttore spegne la luce. Se da un lato questa razionalità risulta fondamentale per una buona conduzione di vita siamo sicuri che essere razionali sempre e comunque sia un bene? Nel caso in esame la razionalità sembra tarpare le ali al nostro bisogno innato di sognare. Sembra sbattere la porta in faccia a quell’IO bambino che grida a gran voce la necessità di aggrapparsi a quell’idea facendo da eco al nostro inconscio. Non dobbiamo però addossarci tutte le colpe di questa negazione: infatti la nostra società sembra aver amplificato quello che possiamo definire difetto dell’era moderna. Questo non significa che ci viene vietato di sognare ma veniamo invitati a non farlo pena l’emarginazione dalla massa, unica vera sovrana del mondo intero. Per scongiurare ciò cerchiamo conforto nella lettura, unico vero mondo dove ci troviamo a nostro agio, senza renderci conto però che questa malattia sociale è riuscita a penetrare anche in questo universo così intimo e personale. Non nel libro in se ma nella nostra mente che ora legge con distacco, costretto a omettere quelle sfumature necessarie per un più profondo apprendimento del messaggio contenuto al suo interno. Dovremmo lasciarci andare soprattutto nella lettura, sognare e osare in un mondo che ci vuole standard, sembra questa l’unica soluzione per farci riconoscere come individui più che come parte di. Una domanda verrebbe da fare alla luce di questa nuova visione: “Così facendo non si rischia di rinchiudersi in un mondo immaginario perdendo contatto con la realtà?”. Dipende, risponderei io, se ci sentiamo parte di questa realtà che ci circonda, se vogliamo davvero farne parte. Prendere coscienza di noi stessi in primis e del mondo che ci circonda poi sono condizioni necessarie che ci aiuteranno a capire dove sta la falla nel sistema. Come in un malato bisogna individuare il problema prima di poter somministrare la cura che permetterà a quest’ultimo di guarire e migliorare la sua condizione di vita. Lettura e studio sono le armi che aprono la porta della comprensione, non solo di noi stessi ma anche del mondo che ci circonda. Fatto questo dobbiamo agire, non possiamo aspettare l’intervento di qualcuno che “prima o poi sistemerà tutto”. Perché non noi? Perché crediamo di non essere all’altezza di adempiere a questo “ingrato” compito? Rispondo facendo un piccolo passo indietro: non credete che questo nostro modo di fare, l’insicurezza nell’esprimere i nostri punti di vista, sia colpa della società standardizzata? Non pensate che sia per questo e solo per questo? Ognuno di noi possiede delle caratteristiche, un potenziale individuale che nella maggior parte dei casi resta inespresso, represso per paura di essere etichettati come diversi. Non dobbiamo aver paura di esprimerci, non devono farci paura il numero di persone che ci considereranno dei folli solo perché esprimiamo ad alta voce i nostri pensieri e idee. Facciamoci un ulteriore domanda: perché gli scrittori inseriscono nei loro romanzi, nei loro racconti, riferimenti chiari di disagio delle varie epoche in cui hanno vissuto? Per cercare di smuovere le coscienze di tutti noi. La magia avviene quando nelle nostre mani arriva quel libro che sembra essere fatto ad hoc, colui che ci indicherà la strada da seguire. A questo fenomeno inaspettato, quasi magico, non possiamo dare una risposta razionale, succede e basta, punto. Sta a noi trasformare quella lettura in una consapevolezza non solo con i buoni propositi ma con azioni concrete.

Armando

 

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