Stephen King – The dome

È una tiepida mattina d’autunno a Chester’s Mill, nel Maine, una mattina come tante altre. All’improvviso, una specie di cilindro trasparente cala sulla cittadina, tranciando in due tutto quello che si trova lungo il suo perimetro: cose, animali, persone. Come se dal cielo fosse scesa la lama di una ghigliottina invisibile. Gli aerei si schiantano contro la misteriosa, impenetrabile lastra di vetro ed esplodono in mille pezzi, l’intera area – con i suoi duemila abitanti – resta intrappolata all’interno, isolata dal resto del mondo. L’ex marine Dale Barbara, soprannominato Barbie, fa parte dell’intrepido gruppo di cittadini che vuole trovare una via di scampo prima che quella cosa che hanno chiamato la Cupola faccia fare a tutti loro una morte orribile. Al suo fianco, la proprietaria del giornale locale, un paramedico, una consigliera comunale e tre ragazzi coraggiosi. Nessuno all’esterno può aiutarli, la barriera è inaccessibile. Ma un’altra separazione, altrettanto invisibile e letale, si insinua come un gas velenoso nel microcosmo che la Cupola ha isolato: quella fra gli onesti e i malvagi. Tutti loro, buoni e cattivi, dovranno fare i conti con la Cupola stessa, un incubo da cui sembra impossibile salvarsi. Ormai il tempo rimasto è poco, anzi sta proprio finendo, come l’aria….

È uno dei romanzi più lunghi scritti da Stephen King. Come spesso ci ha insegnato lo scrittore statunitense anche questo testo va a esplorare la natura umana. Scritto forse un po’ troppo contorto e lento in molte sue parti, la lunghezza (oltre le 1000 pagine) non aiuta il lettore nella conduzione della lettura stessa. È difficile immedesimarsi, almeno per me, in un personaggio in particolare. Si è sempre ai margini di quanto accade, uno spettatore che osserva da vicino i fatti così come si svolgono. Questo aspetto non rientra certamente nei difetti del romanzo, anzi. Stephen King ha dimostrato la sua maestria riuscendo a far vivere al lettore le avventure/disavventure vissute dai protagonisti di The Dome lasciando allo stesso una visione oggettiva di questo complesso romanzo. L’orrore è sempre lì dietro l’angolo, aspetto non solo dettato dai fatti accaduti. A venire fuori qui è l’animo umano, quell’istinto che sembra essere predominante e di certo non idoneo a una buona conduzione di vita in collettivo. Sembra essere una vera e propria accusa verso questa società, un’indagine psicosociologica che vede sul banco degli imputati il modus operanti dell’uomo stesso in determinate situazioni. Romanzo lungo, contorto e difficile da portare a termine, molto diverso da molti suoi romanzi. Dentro c’è il mondo, dentro ci siamo noi, vale la pena affrontare questo viaggio che, probabilmente, farà aprire gli occhi a molti lettori.

Punteggio:

Armando

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