Sul rapporto social – cultura si è detto tanto in questi anni. È innegabile che i social, in stretta collaborazione con le nuove tecnologie che riguardano la comunicazione, hanno stravolto il nostro modo di vivere, non sempre in positivo. Quest’oggi voglio mostrare proprio quel lato positivo che questi stessi mezzi portano all’interno del loro bagaglio culturale, iniziando però con il fare chiarezza su alcuni punti. Come per qualunque altro mezzo, infatti, l’uso positivo o negativo che si fa non è attribuibile al mezzo stesso ma bensì al modo di utilizzo scelto da chi ne usufruisce. È una considerazione questa da tenere ben salda come “punto cruciale” non solo in relazione ai mezzi in esame ma anche in altre situazioni. Siamo noi che sbagliamo il modo d’uso di queste preziose tecnologie. Non riusciamo a renderci conto di quale fortuna questa generazione di esseri umani si ritrova all’interno del palmo della mano. A portata di clic c’è il mondo intero dove possiamo farci conoscere a 360°. Punto questo che sempre, nella maggior parte dei casi, lasciare il posto al lato futile dove i like hanno preso il sopravvento su tutto il resto. Il lato positivo, di cui ho accennato qualcosa la settimana scorsa, si può tranquillamente attribuire a quei gruppi che permettono l’ampliamento del nostro bagaglio culturale interagendo in tempo reale con centinaia di migliaia di persone. I gruppi social dedicati alla cultura, se fossero sfruttati bene, potrebbero cambiare in positivo questa nostra società. Non è una semplice frase a effetto questa ma una considerazione nata dopo aver constatato in prima persona la loro forza. Qui si scambiano opinioni, letture e pensieri. Si entra in contatto in maniera formale con un mondo che molte volte, troppo spesso, viene erroneamente considerato “off limits”. Oltre ai gruppi dedicati a un argomento specifico, come quello di cui ho parlato la settimana scorsa, altri si occupano di letture e cultura a 360°. Il gruppo facebook “Amo i libri” e la pagina “Io amo leggere e tu?” sono, almeno per me, la massima espressione di questa divulgazione culturale. In primis perché chi le gestisce è sempre presente in prima persona, interagendo attivamente con il componenti del gruppo e stimolando questi nel partecipare proponendo sondaggi e temi di discussione. Qui non si parla più di admin o moderatori ma semplicemente di persone reali che hanno a cuore la cultura. Naturalmente io riporto, come sempre, la mia esperienza in merito. Di sicuro il web è pieno di gruppi di questo tipo, basta scovarli iniziando insieme a loro un viaggio che di certo non potrà che arricchirci in positivo.
Armando
Concordo in toto con il post. E per rispondere ad Alfio Giuffrida direi che gli emergenti non interessano alle grandi case editrici, perché non possono permettersi il lusso di investire sugli sconosciuti. Preferiscono dormire tra due guanciali e pubblicare nomi noti al mondo dello spettacolo o altro, anche se non sono propriamente bravi scrittori. Dopo anni sul campo, ho capito che l’arte tutta è purtroppo un mero business, nulla più. “Sfondi” solo se: A) investi parecchio denaro su te stesso . B) hai un contatto importante e molto in vista ( gallerista, critico,editore). Quindi? Quindi, o lo fai per pura passione o ti illudi di essere ” visto” da occhi benevoli.
Buonasera Raffaella, parlerò della situazione dell’editoria dettagliatamente tra qualche tempo. Ho un’idea in merito. Se un giorno questa si tramuterà in realtà sarà la fine in primis delle piccole e medie case editrici e successivamente andrà a dar filo da torcere alle major. Il mercato editoriale pagherà il non aver mai iniziato quel discorso da talent scout che avrebbe dovuto intavolare sin dall’inizio. Discorso che avrebbe conferito alle case editrici di certo un’impronta diversa. Attenti ad Amazon. Grazie 1000 per il tuo intervento, ti auguro buona serata