Sergio Arecco – Il vampiro nascosto

Perché considerare vampiri solo il conte Dracula, o Nosferatu, e i loro discendenti più o meno diretti? Il cinema ci ha dimostrato mille volte che il vampirismo, o, più globalmente, la suggestione e la dipendenza, sono una specie molto diffusa, soprattutto nelle loro forme più sottili e insinuanti, quelle nascoste tra le pieghe del quotidiano. Vampiro può essere qualunque seduzione segreta, qualunque fascinazione del desiderio, qualunque automatismo dell’inconscio. L’ospite misterioso di “Il pensionante” di Hitchcock o “Teorema” di Pasolini. Il patto di amicizia che lega il terzetto di “Le due inglesi” di Truffaut o Pessoa e Sa-Carneiro in “Conversazione conclusa” di Botelho. Il patto di sangue che lega i malavitosi in “Le iene” di Tarantino o “Fratelli” di Ferrara. Il codice di guerra che muove “La grande illusione” di Renoir e “Orizzonti di gloria” di Kubrick. Il codice del samurai che muove “Frank Costello faccia d’angelo” di Melville e “The killer” di Woo. Il mutante di “Blade runner” di Scott e “Terminator” di Cameron. L’angelo custode di “Lo sceicco bianco” di Fellini e “Il cielo sopra Berlino” di Wenders. La femminilità perversa di “Lulu” di Pabst e “Veronika Voss” di Fassbinder. Vampiro può essere una musica, un manoscritto, uno scambio sessuale, il cinema stesso… Ecco così spiegata la scommessa implicita in questo libro, concepito come una libera reinterpretazione del mito più intrigante della storia del cinema. Attraverso l’analisi sincronica di trentacinque film-campione, appartenenti a tutte le epoche e a tutti i generi, da “Femmine folli” di Stroheim (1921) a “Parla con lei” di Almodovar (2001), Sergio Arecco non si misura solo con ottant’anni di cinema dell’ombra e del doppio, ma anche e soprattutto con le molteplici forme dello sguardo e della visione, con quella metamorfica grammatica dell’illusione che è il cinema

È un lavoro interessante quello di Sergio Arecco. La ricerca di una forma vampiresca nascosta all’interno di pellicole che nulla hanno a che fare con il mostro succhia sangue è un’intuizione che apre a nuovi e inaspettati scenari. L’incontro con questo testo è stato improvviso e inaspettato. Proprio loro, Arecco e il vampiro nascosto, sono stati un tassello fondamentale per la mia tesi di laurea. In questo testo il vampiro viene visto sotto un punto di vista differente. Qui viene umanizzato da una parte colui che da sempre è definito come il mostro per eccellenza e, al contrario, mostrata la parte mostruosa dell’essere umano stesso. A tratti, il discorso dell’autore, può sembrare non solo fuori contesto ma del tutto privo di fondamenti tali da poter accostare questa creatura a pellicole, nazionali e internazionali, che con lui nulla hanno a che vedere. Non si può fare altro che ricredersi una volta che l’autore si addentra all’interno delle caratteristiche emotive della creatura, cosa che lascia al lettore un quadro completamente diverso da quell’idea del mostro spietato e senza cuore visto e letto in romanzo gotici di fine 800’. Interessante lo sputo su Pier Paolo Pasolini e su i suoi lavori, cosa quest’ultima che mi hanno spinto (Qui: http://armandolazzarano.altervista.org/la-figura-pier-paolo-pasolini/) a dedicare al Pasolini stesso un posto d’onore all’interno del mio lavoro di fine studi. Promosso a pieni voti questo libro che non può non suscitare curiosità e interesse verso un qualcosa all’apparenza distante ma concretamente presente all’interno della nostra società.

Punteggio:

Armando

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