Primo Levi – Se questo è un uomo

«Un magnifico libro che non è solo una testimonianza efficacissima, ma ha delle pagine di autentica potenza narrativa.» – Italo Calvino

Primo Levi, reduce da Auschwitz, pubblicò “Se questo è un uomo” nel 1947. Einaudi lo accolse nel 1958 nei “Saggi” e da allora viene continuamente ristampato ed è stato tradotto in tutto il mondo. Testimonianza sconvolgente sull’inferno dei Lager, libro della dignità e dell’abiezione dell’uomo di fronte allo sterminio di massa, “Se questo è un uomo” è un capolavoro letterario di una misura, di una compostezza già classiche. È un’analisi fondamentale della composizione e della storia del Lager, ovvero dell’umiliazione, dell’offesa, della degradazione dell’uomo, prima ancora della sua soppressione nello sterminio.

Pensavo di essere pronto per una lettura del genere. Leggere horror, dove comunque si sa che la fantasia dello scrittore è predominante e poco o nulla la vita reale c’entra davvero, non mi ha di certo immunizzato dalla potenza distruttiva di questo scritto. Se questo è un uomo non è solo il resoconto di quanto vissuto da povere anime innocenti durante la seconda guerra mondiale ma è una vera è propria accusa di malvagità. L’essere umano, colui che crede di essere il figlio prediletto di dio, l’Essere perfetto e lungimirante padrone di questo pianeta, ha dimostrato in questo caso tutta la sua malvagità, cattiveria e sadismo, a quanto pare parte della nostra vera essenza, senza freno alcuno. Convinti forse che le atrocità riversate su altri simili sarebbero state insabbiate senza lasciare traccia di un passaggio che ha privato uomini, donne e bambini della loro dignità. Il caso in esame non è l’unico e, aimè, non sarà l’ultimo che vede situazioni simili riversarsi sul prossimo. La traccia storica che coraggiosamente Primo Levi ha lasciato nero su bianco deve farci riflettere su cosa esattamente siamo per questo mondo e come dobbiamo cambiare se davvero vogliamo cancellare atrocità simili dalla nostra storia futura. Mi sono accorto, ma potrebbe essere una mia sensazione, di una sorta di freno che Levi stesso mette a questo scritto. Descrive, certamente, le umiliazioni subite con chiarezza e freddezza ma sembra, almeno a me, che lo stesso si sia frenato a un certo punto. Come se si fosse vergognato di alcuni episodi subiti, fatti capaci di annientare un uomo da non poter essere messi nero su bianco. Non è una lettura facile, bisogna essere consapevoli e maturi per poter leggere queste pagine che raccontano una storia di sofferenze, atrocità e cattiveria che devono, grazie a testimonianze come questa, farci riflettere tutti. Nessuna valutazione in termini di stelle va a un testo di questo tipo, non credo sia il caso. Qui c’è la vita, quella vera e sofferta, da leggere e da cui trarre spunto per diventare, una volta per tutte, un essere umano migliore.

Armando

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