La figura di Pier Paolo Pasolini

Sembra strano vedere il suo nome inserito in un contesto che non gli appartiene. Pasolini non ha mai scritto né diretto nulla riguardante i vampiri. La stessa vita di Pasolini, però, sembra molto simile a quella di un vampiro. Le sue poesie, i suoi testi e i suoi film camminano sul filo del rasoio, creando scandali e critiche di cui l’autore sembra non curarsi. Un’artista “solo” con le sue creazioni, cerca di suscitare nel pubblico quel mix di emozioni che lo hanno condotto a una morte prematura e con tanti perché. Possiamo azzardare dicendo che il Pasolini non sia altro che il precursore del più famoso vampiro del XX secolo. Lestat de Lioncourt, infatti come Pasolini, sembra tanto sicuro di se ma tremendamente “solo” con i suoi pensieri e con le sue convinzioni. Pasolini fa i conti con i suoi “simili” che lo considerano troppo diverso per essere capito. Diverso dall’epoca in cui è nato e cresciuto, caratteristiche queste che lo rendono un personaggio scomodo all’interno della società. Azioni, modi e pensieri non sono accettati dunque ma Pasolini procede per la sua strada da solo o con pochi fedeli compagni di viaggio. Non sembra essere lo stesso trattamento riservato a Lestat nelle Cronache dei vampiri? Naturalmente Pasolini è antecedente al vampiro della Rice che vedrà la luce solo nel 1976. Tutte queste caratteristiche sembrano accomunarli rendendoli entrambi “immortali” e facendo narrare le loro gesta fino ai giorni nostri. Se questo non basta a considerare Pasolini, la sua vita e le sue opere, un “vampiro”, alcune sue dichiarazioni dimostrano l’interesse che l’autore ha per questa figura.

“il borghese – diciamolo spiritosamente – è un vampiro, che non sta in pace finché non morde sul collo la vittima per il puro, semplice e naturale gusto di vederla diventar pallida, triste, brutta, devitalizzata, contorta, corrotta, inquieta, piena di senso di colpa, calcolatrice, aggressiva, terroristica, come lui. Quanti operai, quanti intellettuali, quanti studenti sono stati morsi, nottetempo, dal vampiro, e, senza saperlo, stanno diventando vampiri anche loro! (tratto da La Marsigliese del lavoro, in canzoni italiane di protesta, a cura di G. Vettori, Newton – Compton, Roma 1974, p.82)

Ecco riportato un breve aneddoto in cui usa come metafora contro la borghesia proprio la figura del vampiro. In questo contesto, quello politico, Pasolini sembra interpretare il ruolo di un altro vampiro già citato: Blade. Come nel caso del personaggio della Marvel, Pasolini si schiera con i più deboli lanciandosi a viso aperto nella “battaglia”:

“La borghesia è un male che contagia. Se Marx fa del capitalismo il vampiro industrialista, accentuando così il vampirismo come sfruttamento, ora Pasolini mette l’accento sul contagio culturale della borghesia. Il vampirismo è l’omologazione. Il vampirismo politico, quindi, si presta alle più varie metafore. Può diventare addirittura l’insolita malattia di un funzionario di partito” (tratto da: F. Giovannini, Il libro dei vampiri. Dal mito di Dracula alla presenza quotidiana, Dedalo editore, Bari 1997 p.181)

II riferimenti sono chiari, riportano inevitabilmente al romanzo di Stoker, e in generale alla forma vampiresca nata alla fine dell’800′, considerata una patologia, una malattia da debellare. I paragoni fatti con personaggi come Blade e Lestat sembrano forse un po’ eccessivi e forzati, ricordo che i due vampiri prendono vita quando Pasolini è già all’apice del successo. Alcune caratteristiche caratteriali del Pasolini sembrano presenti in entrambi i personaggi. Per Lestat la testardaggine nel perseguire le sue idee e i suoi modi di fare non curandosi, nonostante la sofferenza, di vivere la sua situazione in solitudine. Blade portare avanti la sua battaglia schierandosi dalla parte dei più deboli. È bello pensare, e sognare, che la Marvel e Anne Rice si siano ispirati a un uomo che ha rivoluzionato l’Italia del dopo guerra. Pasolini vivrà per sempre nell’immaginario collettivo italiano come una “creatura diversa” capace di emozionare con il suo pensiero e le sue opere.

Armando

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