La Cina alla conquista del mondo!

Quella riportata nel titolo è un’affermazione che probabilmente farà sorridere molti. Spesso oggetto di scherno per il loro carattere mite, taciturno e nel più delle volte schivo, i cinesi nel corso dei decenni hanno pian piano “invaso” il nostro paese e non solo. Sono partiti dal basso, c’è da tenere conto di questo. Hanno lavorato sodo e risalito con sacrificio la scala gerarchica. La stessa che li vedeva, un tempo non troppo lontano, sull’ultimo gradino. Sfruttati come pochi, oggi la Cina vanta in tutto il mondo imprenditori pronti a dare lavoro ai residenti del paese che li ospita. Se ci fosse la possibilità di usare una macchina del tempo, tornare indietro e raccontare agli esseri umani degli anni 80’ una cosa del genere quali sarebbero le loro reazioni? Probabilmente non solo ci riderebbero dietro ma chiederebbero per noi una perizia psichiatrica. Ma come hanno fatto i cinesi a costruire tutto ciò? Semplice, lavorando a testa bassa. La Cina, come molti già sapranno, è sempre stata etichettata come la patria della contraffazione per eccellenza. I primi tentativi di copia, di un prodotto tecnologico o altro, non sono stati di certo dei migliori. Prodotti approssimativi, scarsi per quanto riguarda i materiali, progettazione e mano d’opera. Nel corso del tempo però sono stati in grado di affinare le loro tecniche rendendo perfetti i loro prodotti. Di conseguenza hanno pensato bene di proporre i loro brand inserendosi in mercati off limits. Una mossa azzardata, o almeno era quello che pensavano i grandi marchi, considerata solo fumo. Ebbene, la Cina ha conquistato una grossa fetta di mercato, toccato percentuali annuali di crescita astronomiche e di conseguenza portato alla ribalta nuovi imprenditori sconosciuti. Tutto questo discorso porta inevitabilmente ai giorni nostri dove i cinesi hanno messo adesso gli occhi sulle attività sportive più redditizie in Europa. Il calcio e non solo sono nel mirino di questa nuova potenza economica orientale. Hanno i mezzi economici per prendere le redini di questi sport tanto remunerativi. Probabilmente, fatti e storia alla mano, sono impreparati alla gestione di un mercato, perché è di questo che si parla, che non conoscono bene. Alla luce di ciò una domanda sorge spontanea: gli imprenditori cinesi vogliono ripetere con gli sport la stessa “gavetta” portata avanti in altri settori?

Armando

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