Buona sanità in Calabria, la mia esperienza

L’articolo di questa mattina si discosta un po’, ma forse neanche troppo, dalle tematiche affrontate fino a ora. Vi parlo infatti della mia esperienza riguardante la buona sanità calabrese cui mi sono trovato piacevolmente coinvolto. Costretto ad ascoltare da sempre cosa non va nel mondo della salute qui in terra di Calabria, tra statistiche, articoli di giornale e considerazioni da sempre denigranti io, personalmente, non posso che fare le considerazioni opposte. Lo scorso 28 gennaio mi sono sottoposto a un piccolo intervento chirurgico per un problema che mi portavo dietro da anni. Dal 2007, infatti, sono alle prese con un’insufficienza venosa safenica. Questo è un disturbo patologico della circolazione. Praticamente, le vene non veicolano le giuste quantità di sangue dalle estremità al cuore, cosa che può portare a conseguenze spiacevoli man mano che il problema va a degenerare con il tempo. Tralasciamo i termini tecnici e permettetemi di concentrarmi su quanto accaduto. Cercavo da tempo una soluzione che mi portasse a quell’operazione risolutiva trovando come risposta sempre lo stesso risultato:

Qui da noi non funziona nulla. Vuoi risolvere il problema? Bene, vai su al nord e tutto andrà per il verso giusto

Assurdo! Davvero assurdo! Per fortuna in mio aiuto è arrivata provvidenziale la mia cara e amata sala attrezzi. Era un pomeriggio di allenamento come qualunque altro quando, incuriosito dalla mia calza elastica, necessaria per stimolare la circolazione, un caro amico mi chiede delucidazioni sulla sua presenza. Spiegata la patologia, è lui a indicarmi la strada che mi ha permesso di risolvere il problema. Non mi indirizza verso una clinica privata, come qualcuno di voi legittimamente ha pensato, bensì il Presidio Ospedaliero Beato Angelo di Acri, in provincia di Cosenza. Da casa mia, abito a Corigliano Calabro, frazione del comune unico di Corigliano Rossano, il comune in questione dista circa 30km. Acri è una cittadina che conta 20000 abitanti o poco più, sita ai piedi della Sila. Nessuno, o comunque pochi, sono a conoscenza dei servizi che questo ospedale fornisce a noi cittadini ma…perché? Se ci sono tecniche moderne in strutture pubbliche funzionanti, come nel caso in questione, perché non si parla e, soprattutto, non si mandano i pazienti a pochi chilometri da casa a farsi curare piuttosto che affrontare pesanti viaggi, cui soprattutto le persone anziane sono costrette a intraprendere? Ad accogliermi uno staff cordiale, simpatico e capace di mettere a proprio agio chiunque. Ci si sente a casa qui al Beato Angelo di Acri. Volti sereni, sorrisi e qualche battutina, che non guastano mai, aiutano i pazienti e non poco. L’incontro con il Dottor Tommaso Bombarola è stato molto cordiale. Individuato il problema mi ha illustrato il da farsi. Dopo i controlli di routine, il 28 gennaio entro in sala operatoria dove ad attendermi ci sono anestesisti, infermieri, assistenti e, naturalmente, il dottor Bombarola pronto a risolvere il problema. Una degenza rapida, ormai si esegue in day ospital questo tipo d’intervento, mattina dentro e pomeriggio a casa. Purtroppo non conosco i nomi di molti di loro, questo breve articolo è un piccolo ringraziamento per tutta l’attenzione a me dedicata da parte dell’equipe medica durante le fasi che mi hanno portato a chiudere un capitolo aperto ormai da troppo tempo. Un appunto voglio farlo a tutti i praticanti religiosi in ascolto (e si tocca anche una polemica che riguarda noi cari pazienti). Usciti dalla sala operatoria, piuttosto che dire “grazie a dio è andata tutto bene”, non dimenticate di ringraziare chi si è preso cura di voi prima, durante e dopo l’intervento. Sono loro, donne e uomini esattamente come noi, che ci hanno permesso di tornare a casa nuovi di zecca.

Armando

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